Prima guerra mondiale
Le cause della prima guerra mondiale non si possono individuare in modo preciso; tuttavia è possibile delineare i principali motivi di dissidio tra le potenze europee. In primo luogo la questione dei confini franco - tedeschi:
La guerra si dimostrò subito diverso rispetto a tutte le altre, sia per la grande massa di uomini impiegati sia per i nuovi e terribili armamenti. Nonostante una prima posizione di neutralità, i socialisti europei finirono per cedere alle posizioni nazionaliste e si dichiararono favorevoli all'intervento in guerra, votando i crediti per gli armamenti. Esisteva una grande sproporzione tra le forze della Triplice e quelle dell'intesa e per questo motivo il piano tedesco ideato da Schlieffen prevedeva la guerra - lampo, in modo da sconfiggere subito
L'Italia in guerra
In base all'articolo 7 del trattato che univa l'Italia alla Germania e all'Austria, la posizione neutrale assunta dall'Italia era perfettamente legittima, infatti il punto prevedeva la discussione preventiva dei territori da dare in compenso alla fine della guerra e ciò non era avvenuto. Ma il problema della posizione italiana rimaneva irrisolto.
All'interno del paese erano infatti schierati i neutralisti e gli interventisti. Ai primi appartenevano:
· i socialisti: essi infatti ritenevano la guerra voluta dalle grandi potenze imperialiste e capitaliste europee ma d'altra parte erano isolati e il loro neutralismo era stato indebolito dalle posizioni interventiste dei socialisti europei;
· i cattolici: ovviamente il pontefice non poteva che schierarsi contro la guerra, anche se esisteva ancora il contrasto tra l'obbligato neutralismo della Chiesa e la dovuta lealtà dei cattolici allo Stato di cui facevano parte;
· i giolittiani: Giolitti sosteneva che la guerra sarebbe durata molto tempo e l'Italia era impreparata sia economicamente che militarmente ad affrontarla. Ma Giolitti non si limitò a manifestare la sua posizione sulla situazione italiana, anzi formulò un'analisi della situazione internazionale: egli riteneva che si sarebbe potuto ottenere "parecchio" senza la guerra, ove parecchio indicava l'opportunità di contrattare la neutralità come se fosse una vittoria. D'altronde anche la situazione dell'Austria, che non poteva resistere all'urto di altre diverse nazionalità, lasciava presagire ciò. Invece proprio l'Austria era assolutamente contraria a qualsiasi cessione di territori, nonostante le pressioni tedesche.
Agli interventisti appartenevano:
· gli "interventisti democratici" e i "socialisti riformisti": i primi erano fautori di una pronta cessione delle terre irredente; i secondi ritenevano che solo sconfiggendo gli imperi centrali si potevano attuare le aspirazioni di indipendenza nazionale e di democrazia dell'Europa intera; gli esponenti del sindacalismo rivoluzionario: guidati da Mussolini, essi credevano nella prospettiva rivoluzionaria che potrebbe nascere dalla sconfitta degli imperi centrali e criticavano apertamente la passività dei socialisti italiani;
· i nazionalisti: essi vedevano nella guerra esclusivamente anti - democraticismo e ambizioni espansionistiche;
· i liberali conservatori: essi ritenevano che da un lato, entrando in guerra, al parlamento venivano dati poteri straordinari tali da far finire per sempre le riforme giolittiane, e dall'altro puntavano a riottenere i territori del Trentino e Trieste e di far acquistare all'Italia lo status di grande potenza.
Era allora ormai inevitabile la rottura da parte dell'Italia della Triplice Alleanza sancita nel 1915 con il Patto di Londra tra Italia, Inghilterra, Francia, Russia. In caso di vittoria l'Italia avrebbe ottenuto il Trentino e Trieste, l'Istria,
Rimaneva il problema di convincere il parlamento di maggioranza giolittiana ad entrare in guerra. Molte furono le manifestazioni a favore durante le "radiose giornate di maggio", e alla fine il re e Salandra, con uno stratagemma, riuscirono nell'impresa. Salandra finse di dare le dimissioni e al suo posto fu convocato Giolitti. Questi, saputo parzialmente del patto di Londra, si rese conto che il suo parecchio non era più sufficiente e rifiutò l'incarico. Allora il re non accettò le dimissioni di Salandra, il governo ebbe poteri speciali e il 24 maggio
Le prime battaglie, come prevedibile, ebbero esito disastroso: nei territori del Carso i soldati italiani subirono quattro cruente disfatte (Battaglie dell'Isonzo). Nel frattempo
La guerra di trincea
Il capitolo più terribile e sanguinoso di questa guerra fu rappresentato proprio dalla guerra di trincea. Migliaia di uomini al freddo, alle intemperie, vittime delle malattie e dei cecchini, che persero la vita per conquistare pochi metri, poi regolarmente persi.
Uno dei più sanguinosi massacri fu la battaglia di Verdun: l'alto comando tedesco sapeva che difficilmente avrebbe potuto conquistare il presidio francese di Verdun, ma contava sul fatto di causare molte perdite al nemico in relazione alle sue. Un freddo calcolo matematico dunque, che si dimostrò errato: infatti le perdite furono enormi sia da una parte che dall'altra, senza grosse differenze. Successivamente l'Austria mandò una spedizione punitiva contro il traditore italiano, che però reagì favorito anche dal contemporaneo attacco russo. Gli eserciti centrali avevano dunque subito gravi sconfitte.
L'intervento degli Usa e il crollo degli imperi centrali
Alla fine del 1916 si era venuta a creare una situazione di stallo tra le potenze belligeranti. Si pensò che la pace fosse vicina. La fine del conflitto aveva come principale punto di riferimento gli Stati Uniti ed il loro presidente. Proprio alla fine dello stesso anno il governo tedesco propose delle condizioni di pace miranti all'acquisizione di territori a est e ad ovest. Ma queste condizioni erano ben lontane da quelle che avrebbero voluto le potenze dell'intesa. L'imperatore austriaco offrì alla Germania parte dei suoi territori polacchi se quest'ultima in cambio avesse ceduto in caso di pace l'Alsazia e
La pace di BREST-LITOVSY conclusa con gli imperi centrali nel l918 obbligava l'ex impero zarista alla cessione della Polonia, dell'Estonia, della Lettonia, della Lituania e al riconoscimento dell'indipendenza Ucraina. Ormai tranquilli sul fronte orientale i tedeschi fecero affluire truppe sul suolo francese riprendendo una tattica simile a quella utilizzata all'inizio del conflitto in breve tempo si riportarono sulla linea della Marna. Lo sfondamento che avevano fatto nelle barriere francesi non era stato di grande importanza e cosi gli Inglesi e i Francesi uniti gli eserciti contrattaccarono vincendo nella battaglia di Amiens. Il fallimento tedesco seguito dall'insuccesso austriaco nel tentativo di sfondare la linea italiana del Piave, lasciava prevedere la sconfitta degli imperi centrali. Nel tentativo di raggiungere una pace non troppo disastrosa, Guglielmo il nominò cancelliere il democratico Baden il quale cercò cerco di trasformare
I trattati di pace
Alla conferenza di pace di Parigi non vennero accolti i rappresentanti delle potenze vinte a essi spettava solo l'alternativa dell'accettazione o di una ripresa delle ostilità. Per la prima volta problemi fondamentali dell'equilibrio europeo venivano discussi insieme a potenze non Europee quali Giappone e USA. La "New diplomancy" proposta da Wilson non era ben vista dalle potenze vincitrici. Tutto sommato dopo che la flotta tedesca preferì auto affondarsi piuttosto che consegnarsi ai nemici, gli Inglesi avevano raggiunto il loro scopo principale.
Adesso essi cercavano di non fare punire con pesantissime sanzioni
Wilson si oppose alle rivendicazioni italiane preferendo appoggiare i nuovi governi tra cui quello iugoslavo. Dopo questa opposizione Orlando preferì abbandonare per alcuni giorni la conferenza.
Per evitare futuri e dannosi conflitti si creò
Dalla conferenza di Parigi uscirono cinque distinti trattati:
· Con il TRATTATO Dl VERSAILLES
Al rinato Stato polacco dovette cedere parte della Slesia, della Posnania e della Pomerania assicurandogli in questo modo un accesso nel mar Baltico. La città di Danzica che si affacciava sul Baltico venne considerata città libera.
La Germania orientale venne in questo modo separata da quella occidentale e l'impero coloniale tedesco diviso tra Inghilterra e Francia.
Quando si dovette decidere a chi dare la colpa del conflitto si pensò, anche a causa delle pressioni francesi, ad accusare
· Con il TRATTATO DI SAINT-GERMAIN e del TRIANONvenivano smembrati Austria ed Ungheria a favore della Polonia, della Jugoslavia, della Romania e della Cecoslovacchia. All'Italia veniva ceduto il Trentino.
Il territorio austriaco rimanente era pari a circa 1/8 di quello precedente mentre quello Ungherese uguale a circa ½.
· Con il TRATTATO DI NEUILLY anche
· Con il TRATTATO DI SEVRES i Turchi dovevano cedere allaGrecia anche
I restanti territori asiatici vennero portati gradualmente da Francia e Inghilterra ad una condizione di indipendenza e autogoverno tramite i "mandati fiduciari".
Il nuovo assetto europeo era fondato su basi troppo deboli, si erano venute a creare numerose minoranze che creavano tensioni interne.
Dopo la fine della guerra si erano venuti a creare particolarismi che in futuro avrebbero potuto creare problemi. Le nuove nazioni sorte, dette cuscinetto, non avevano la capacità di vita economica autonoma né propensione ad allearsi tra di loro. Il trattamento riservato allo Stato tedesco non solo rovinò il migliore dei mercati centro-europei ma aveva creato un pauroso sentimento di rivincita. Francia ed Inghilterra pur essendo nazioni vincitrici erano sommerse dai debiti contratti con gli Stati Uniti mentre in Italia oltre alla crisi economica si parlava di vittoria mutilata.
Il ritorno ad un'economia di pace fu difficilissimo e il processo di riconversione, molto lungo, fece crescere la disoccupazione. La soluzione a questi problemi era quella proposta nei trattati di pace: bisognava fare circolare rapidamente materie prime a buon mercato e tornare, grazie anche agli aiuti proposti agli imprenditori, a proporre alla popolazione merci abbondanti a prezzi vantaggiosi.
Con questo tipo di trattati, si era perduta l'opportunità di dare all'Europa e al mondo intero un periodo di pace duraturo. Dal punto di vista sociale tutti gli Stati erano più o meno in crisi perché i miglioramenti sopraggiunti dopo la vittoria non potevano colmare gli sforzi economici ed umani subiti. L'idea generale era che si fosse combattuto per nulla.
La rivoluzione russa
La Russia nonostante gli investimenti stranieri era rimasta piuttosto arretrata nel settore industriale. Con l'avvento al trono di Nicola II le cose peggiorarono egli infatti ebbe un atteggiamento autocratico e conservatore. Anche la disfatta Russa nel 1905 nella guerra contro il Giappone contribuì a peggiorare la situazione dimostrando l'incapacità bellica della nazione e creando una crisi interna: Il 22 Gennaio
Il popolo non si accontentò di ciò e si riunì in consigli "Soviet". Il Governo represse i Soviet; furono elette tre Dume ma l'unica che durò più a lungo fu quella dei signori.
Sono questi gli anni delle riforme del ministro Stolypin: la sua riforma agraria prevedeva la vendita del terreno ai contadini e per coloro i quali non potessero permetterselo venivano utilizzati come manodopera a buon mercato nell'industria.
La riforma giunse troppo tardi in quanto ci sarebbero voluti venti anni di pace per avere degli effetti positivi ma ciò non avvenne a causa del conflitto mondiale.
Dopo l'assassinio di Stolypin si ebbero le elezioni interne per
LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO
Al contrario degli altri governi impegnati nel conflitto mondiale in quello Russo non si ebbe la collaborazione tra le parti sociali a causa del chiuso autoritarismo dello Zar.
La mancanza di generi alimentari causata dal conflitto, fece scoppiare manifestazioni e insubordinazioni delle stesse truppe zariste (rivoluzione Febbraio).
Il potere venne diviso tra Duma e Soviet che avevano obbiettivi diversi:
I rapporti tra le due forme di governo non erano sempre in disaccordo e questa situazione di precarietà si modificò radicalmente con l'avvento al potere di Lenin.
Egli nelle sue tesi di Aprile ribadì che il potere dovesse andare tutto ai Soviet, sosteneva quindi tesi rivoluzionarie che si potevano attuare dopo una pace anche incondizionata con
La destra conservatrice decise di forzare i tempi e di tentare di instaurare una dittatura che assicurasse la continuazione della guerra approfittando dell'occupazione tedesca di Riga il generale Kornilov chiese le immediate dimissioni del governo e in caso di rifiuto minacciò di marciare con le truppe nella capitale. Di fronte a questo pericolo i bolscevichi appoggiarono Kerenskij e arrestato Kornilov proclamarono la repubblica.
LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE
Il futuro assetto del paese doveva essere affidato all'Assemblea Costituente eletta a suffragio universale. Contemporaneamente i bolscevichi ottenevano la maggioranza nei Soviet di Mosca e di Pietrogrado dove era stato eletto presidente Trockij leader dei mensceviche e convertitosi dopo le tesi di Aprile alle posizioni di Lenin.
Lenin riteneva che i bolscevichi dovessero approfittare della loro crescente popolarità rovesciando il governo debole di Kerenskij e impadronirsi del potere prima della convocazione dell'Assemblea Costituente.
La tesi di Lenin prevalse e Trockij iniziò i preparativi militari per la rivoluzione che si sarebbe dovuta svolgere nei giorni in cui a Pietrogrado i sarebbe riunito il Congresso Panrusso dei Soviet così da ottenere da quell'assemblea un'immediata legittimazione dell'azione rivoluzionaria. I militanti bolscevichi e le Guardie Rosse occuparono la sede del governo e altri edifici pubblici della capitale. Così mentre Kerenskij fuggiva, Il Congresso Panrusso dei Soviet approvava la formazione del governo rivoluzionario che vedeva a capo Lenin.
Subito Lenin fece approvare due provvedimenti. Il primo riguardava la pace; bisognava garantire l'uscita immediata dal conflitto mondiale (pace Brest-Litovsk). Il secondo era il decreto sulla terra nel quale si aboliva la grande proprietà fondiaria della Corona, della nobiltà e della Chiesa e si dividevano le terre espropriate tra i contadini.
Inoltre venivano nazionalizzate le grandi industrie e le banche. Con
L'Assemblea Costituente eletta a suffragio universale non era troppo vicina alle tesi di Lenin e il 19 gennaio 118 venne sciolta ufficialmente senza particolari reazioni da parte del popolo contento per essere uscito dalla guerra e per le spartizioni della terra.
Il Comintern o Terza Internazionale
Nel Congresso di Mosca del 1919 il partito bolscevico aveva preso l’iniziativa di fondare
Il comunismo di guerra; la NEP
I disastrosi effetti economici della guerra civile e una tremenda carestia che provocò milioni di morti portarono, tra il 18 e il 20, al cosiddetto “comunismo di guerra”: controlli della produzione agraria, requisizione forzata delle derrate agricole, rigoroso razionamento dei generi alimentari, nazionalizzazione delle fabbriche, retribuzioni pagate spesso in natura. Fu una politica che finì con l’alimentare il malcontento di contadini e operai.
Nel 1921, al Congresso del Partito Comunista, Lenin prospettò la nuova politica economica (NEP), un’economia a carattere misto, basata su una parziale liberalizzazione delle attività economiche (che riguardava la piccola proprietà contadina, la piccola industria e modeste attività commerciali), mentre lo Stato continuava a controllare banche e grandi complessi industriali.
Costituzione dell’URSS (1922)
Nel 1918 era stata proclamata
Obiettivo di fondo della rivoluzione bolscevica era la trasformazione radicale della società, la quale fu perseguita con vari mezzi:
1) lotta contro
2) riforme sociali e civili;
3) formazione ideologica della gioventù bolscevica (obbligatorietà dell’istruzione fino a 15 anni, insegnamento della dottrina marxista).
Ascesa di Stalin e liquidazione del Trotzkijsmo
Nel 1922 Stalin fu eletto segretario del Partito; Lenin, minato da una grave malattia, morì nel 1924. Seguì all’interno del gruppo dirigente bolscevico una dura lotta tra la linea di Trotzkij, che denunciava la “burocratizzazione” del Partito e sosteneva la necessità della “rivoluzione permanente”, cioè l’estensione della rivoluzione a tutto il mondo, e la linea di Stalin, che affermava il “socialismo in un solo paese”, cioè l’esigenza di rafforzare innanzitutto il regime sovietico in Russia. Vinse nel 1927 la linea di Stalin.
Il comunismo fuori dell’URSS
La rivoluzione sovietica e
Lo stalinismo
Attraverso i “piani quinquennali”, Stalin impresse un nuovo corso alla politica economica del paese, procedendo a tappe forzate verso un potenziamento della produzione. La necessità di una rapida industrializzazione determinò la decisione di abbandonare
I risultati dei piani quinquennali nella produzione industriale furono imponenti: alla fine del ’38
I dissidenti, anche sulla base di semplici sospetti, furono giustiziati. La cultura doveva assolvere una funzione di propaganda del regime. Stalin si configurò, alla pari di Hitler e di Mussolini, come il capo carismatico, il salavatore della nazione.
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