giovedì 30 luglio 2009

Lett. Italiana: Giuseppe Ungaretti

La vita: Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto. Terminati gli studi frequenta i circoli culturali della città e, anche tramite i giornali francesi, approfondisce la conoscenza del Decadentismo. Nel 1912 parte per Parigi per frequentare l’università; sosta in Italia, che ancora non conosce. A Parigi entra a far parte di un mondo culturale ricco di fermenti e di personalità d’eccezione. Segue le lezioni di filosofi come Bergson e Bédier, conosce i poeti Apollinaire e Breton, i pittori Braque, Picasso, de Chirico, Modigliani. Frequenta anche Marinetti e altri intellettuali italiani di chiara ispirazione futurista. Allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferisce a Milano. quando l’Italia entra in guerra nel maggio 1915, si arruola subito ed è inviato al fronte. Combatte come fante sul Carso (l’esperienza gli ispira le poesie di IL PORTO SEPOLTO, edito nel 1916) e, verso la fine della guerra, in Francia. Nel dopoguerra torna a Parigi, lavora presso l’ambasciata italiana ed è corrispondente del “Popolo d’Italia”, fondato da Mussolini. Pubblica una raccolta di versi in francese, La Guerre, e collabora a riviste letterarie. Nel 1919 esce, in Italia, la raccolta ALLEGRIA DI NAUFRAGI. Nel 1921 si trasferisce a Roma. Nel 1933 la pubblicazione di “Sentimento del tempo” lo consacra come poeta maturo. Nel 1936 pubblica il primo volume delle “Traduzioni” (le ultime usciranno nel 1965, nelle quali traduce soprattutto dall’inglese, dal francese e dallo spagnolo). Nel medesimo anno accetta l’offerta di insegnare italiano all’Università di San Paolo del Brasile. L’esperienza è interessante, ma questi anni sono funestati prima dalla morte del fratello, poi del figlio Antonietto. Costretto a tornare in Italia nel 1942, ottiene l’incarico di docente di letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Roma. Sempre nel 1942 pubblica tutte le poesie nella raccolta mondadoriana “ Vita d’un uomo”. pubblica nel 1947 “Il dolore” , nel 1950 “ La terra promessa”, nel 1952 “Un grido” e “Paesaggi”, nel 1960 “Il taccuino del vecchio”.

L’edizione definitiva dei suoi versi è del 1969 “Vita d’un uomo. Tutte le sue poesie”. Muore nel 1970 a Milano .

Le opere e i temi

Primo Ungaretti

L’Allegria: La raccolta “L’Allegria” del 1931, comprende le poesie scritte a Milano fra il 1914 e il 1915, quelle composte durante il primo anno di guerra e pubblicate nel 1916 col titolo “Il porto sepolto”, e le successive scritte sino al 1919 già edite a Firenze come “Allegria di naufragi”. Il nucleo più importante verte sull’esperienza di soldato compiuta da Ungaretti nelle trincee, dove si è sempre a contatto non solo con la morte, ma soprattutto con la “fisicità” di questa. Per contrasto, l’ossessiva presenza della morte conferisce al poeta una grande passione per la vita e un intenso sentimento di fratellanza verso gli uomini. Qui sta anche il significato del titolo, che riporta allo stato d’animo del naufrago che è sfuggito alla morte e che vuole vivere, nonostante tutto. Della vita che si può perdere da un momento all’altro si apprezzano le cose che veramente contano, e che sono appunto quelle che il poeta rappresenta, con parole anch’esse ridotte all’essenziale. “Fratelli”, “San Martino del Carso”, “Soldati”, sono liriche in cui Ungaretti rende le sensazioni del suo stato d’animo durante i giorni di guerra. Alcune composizioni “In memoria”, “I fiumi” rimandano invece alla sua esperienza, precedente la guerra, di “sradicato” che cerca una patria. La poesia di Ungaretti equivale a una discesa nelle profondità dell’io , per riportare alla luce frammenti di verità: questi possono consistere anche in brevissime immagini, suscitate nel poeta dalla contemplazione della natura, come la notissima “Mattina”.

Secondo Ungaretti

Sentimento del tempo: Le poesie di “Sentimento del tempo” (composte fra il 1919 e il 1933) sono solo in apparenza più “tradizionali” rispetto alle precedenti. Ungaretti vi persegue con coerenza la tematica della poesia come rivelazione di una verità che giace nel profondo del suo “io”. Il ritrovamento nella natura e nella vita umana di questa dimensione dà al poeta l’ansia di trovare valori eterni, che superino il breve spazio di ciò che è contingente. In questo bisogno si esplica la religiosità del poeta, che da un lato aspira ad una innocenza che l’uomo moderno ha perduto, dall’altro riscopre la sua “anima” e le sue esigenze, la prima delle quali è il bisogno di Dio.

Ungaretti evoca vari momenti del giorno e dell’anno, oppure momenti della sua esistenza con un atteggiamento mai descrittivo, ma che ha l’aspetto della “rivelazione”, espressa sempre in forma non logica, sulla condizione umana. Alcune liriche sono veri e propri inni, ricchi di sentimento religioso: a sottolineare il tempo più remoto in cui l’umanità era innocente.

Terzo Ungaretti

Il dolore: in “Il dolore” vi è l’esperienza del dolore, sia personale (la morte del fratello e soprattutto del figlio ) sia universale (la guerra). Dal dolore nasce però sempre una condizione positiva.

Le ultime raccolte: L’ultima fase della poesia di Ungaretti tocca due diverse tematiche. La prima, contenuta soprattutto nella raccolta “Il dolore” , è quella della sofferenza, legata sia a eventi drammatici vissuti dal poeta, quali la morte del fratello e successivamente del figlio Antonietto di nove anni, sia a quelli che colpiscono una comunità intera. Il tema del dolore è fortemente rappresentato anche nella raccolta “Un grido e paesaggi”, del 1952. L’altra tematica è presente soprattutto in “ LA TERRA PROMESSA”, opera incompiuta, edita nel 1950: si tratta di un poema centrato sulla figura di Enea che raggiunge il luogo che gli è destinato e, metaforicamente, allude a un ritorno di Ungaretti stesso alle “origini”: attraverso modalità fortemente simboliche, il poeta racconta la speranza di ottenere una qualche conoscenza di un mondo perfetto, un mondo perduto ma di cui in qualche modo l’uomo ha mantenuto il ricordo.

Poetica: Ungaretti compone poesie per un lungo arco di tempo, circa sessant’anni, durante i quali la sua concezione della poesia rimane fedele ad alcuni principi fondamentali. La sua formazione letteraria si compie in un primo tempo in Egitto, poi in Francia. In tal modo egli non ha alcun senso di sudditanza verso i modelli poetici allora imperanti in Italia, quindi Pascoli e D’Annunzio; non ha rapporti neppure con i crepuscolari, altra corrente di inizio secolo. E’ invece profondamente influenzato dalla poesia francese contemporanea, quella delle “avanguardie” di Mallarmé, Apollinaire e dalle idee futuriste conosciute a Parigi. La sua poesia nasce sempre da un dato psicologico, legato alla sua esperienza biografica, ma non si propone di descrivere realisticamente alcuna realtà, neppure quelle interiori. La lirica che dà il nome alla sua prima raccolta, “Il porto sepolto”, significativamente allude a un antico porto sepolto nel fondo del mare davanti ad Alessandria d'Egitto. La poesia equivale a una rivelazione al poeta stesso di una intuizione che era sepolta nella sua coscienza o nella sua memoria e che illumina un aspetto della realtà assoluta delle cose (quasi fosse un segreto). La poesia di Ungaretti si compone quindi di intuizioni, che sono altrettante scoperte di un frammento dell’immensità che circonda l’uomo.

Lo stile: Le scelte stilistiche di Ungaretti sono rivoluzionarie, ma pienamente coerenti con la sua concezione della poesia. Nel primo nucleo di liriche “L’Allegria” egli rifiuta il verso e la sintassi tradizionale per valorizzare al massimo la parola poetica, “isolandola” nella pagina o inserendola in versi brevissimi. Nel suo verso libero, privo di rime e perfino di punteggiatura, ogni parola sembra nascere come evocata da un lontano silenzio, ed essa si carica di una fortissima tensione emotiva e assume valore simbolico, spesso anche fonosimbolico, vibrando di una sua propria risonanza interiore. Sono fortemente scandite le pause, gli “a capo” e soprattutto gli spazi bianchi, che equivalgono ai silenzi da cui la parola nasce. Ungaretti attribuisce grandissima importanza all’analogia, che stabilisce un nesso solo psicologico fra oggetti diversi. Nelle raccolte successive Ungaretti sembra ritornare alle forme metriche della tradizione lirica, endecasillabo e settenario, alle strofe, alla punteggiatura, a una sintassi più elaborata. La sua intenzione non è però, quella di “ritornare all’ordine”. Le immagini sono spesso fortemente contrapposte con valore simbolico; la sintassi è sempre lineare, il ritmo è fortemente scandito e ricco di silenzi e pause cariche di tensione emotiva.

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