Il 500
il Cinquecento fu il secolo della crisi dei valori del Quattrocento, ma anche dei valori religiosi e dell’equilibrio politico. Copernico elaborò il sistema eliocentrico, i grandi sconvolgimenti religiosi frantumano la competenza del mondo cristiano ed hanno ripercussioni sulla vita politica e culturale: è il secolo delle riforme (riforma protestante con Lutero nel 1517), l’egemonia economica e politica di Firenze viene definitivamente compromessa e la città perde sempre di più la sua importanza culturale. La religione non risulta più rivelazione di verità eterne, ma ricerca ansiosa di Dio nell’anima umana. La nuova scienza è indagine nel vivo della realtà, che viene intesa come problema sempre aperto, la politica è lotta di forze in cerca di un provvisorio equilibrio. L’arte di allora divenne inquieta ricerca delle ragioni dell’azione umana nella storia e dell’esperienza umana del divino. Questi contrasti si evidenziarono: nell’indagine sperimentale di Leonardo, nella bruciante tensione spirituale di Michelangelo e nel misurato e luminoso classicismo compositivo di Leonardo.
Leonardo
Egli ha avuto due aree di influenza: Milano e Firenze. In lui predomina l’interesse per la natura e la passione per il reale: rappresenta compiutamente la concezione cinquecentesca dell’artista genio creativo simile al poeta, che non accetta acriticamente i dogmi scientifici tramandati dall’antichità, in quanto solo attraverso l’esperienza e l’osservazione diretta dei fenomeni della natura è possibile stabilire e comprendere quelle leggi immutabili che li regolano. L’arte rappresenta la ricerca del valore dell’esperienza che si fa proprio della realtà visibile, del fenomeno. Leonardo lega il processo della conoscenza al disegno, che considera strumento universale per le analisi applicate ai diversi campi del sapere. Promuove l’espansione dello spazio tramite la prospettiva aerea, cercava la dilatazione dello spazio, consistente nella diluizione del colore alle diverse distanze, fino a rendere l’infinito. Realizza con sottili velature il misterioso trapasso della luce nell’ombra e viceversa, ossia lo sfumato leonardesco, che annulla il valore della linea e della prospettiva, attenua i volumi e fonde i colori. Sperimenta nuove tecniche pittoriche, che però comporranno il degrado nel tempo, di alcuni suoi lavori. Le opere più significative sono: la Vergine delle rocce, l’Ultima cena, la Gioconda
Michelangelo
Rappresenta in pieno la versatilità degli artisti del tempo. Egli concepì l’arte come ispirazione interiore e la sorgente dell’ispirazione fu la cultura, intesa come storia della lotta umana per la salvezza spirituale. Nella sua polivalente attività ruolo fondamentale è stato svolto dalla scultura non solo perché influenza sia la pittura che l’architettura, ma anche perché implica la trasformazione della materia inerte in opera d’arte. In scultura il tema dominante è la figura umana, e l’immagine è, per lui, fina dal principio contenuta nel blocco di marmo, tanto che lo scultore non dovrà che liberarla levando la materia superflua. Nel suo troppo finito le immagini sono concepite in una dimensione che è posta oltre la realtà naturale, dove la luce scorre sulla forma levigata senza penetrare. Nel suo non finito le forme risultano ancora prigioniere della materia e nel contrasto tra parti levigate e scabre risulta evidenziato il travaglio compiuto dall’artista per la liberazione dell’idea dalla massa materica. Le forme sembrano voler uscire con forza dal blocco e le varie parti del corpo sono soggette a contrapposizioni di volumi che ne accentuano lo sforzo. Per Michelangelo anche la Pittura viene concepita come scultura. Egli usa il colore in funzione del volume e lo esalta mediante la forza della linea e del chiaroscuro. Il chiaroscuro non è quindi ottenuto con l’aggiunta del bianco e del nero, ma graduando lo stesso colore della tonalità più intensa e profonda alla nota più chiara e alta. L’artista suddivide lo spazio pittorico con una successione di archi e con pronunciate membrature e capitelli in modo da stabilire diversi livelli di profondità nell’articolazione delle scene e collocazione delle figure, oltre che rendere l’idea di un grande altorilievo. In età matura si dedica alle opere architettoniche con il desiderio di riuscire a realizzare l’unità plastica delle arti. Le caratteristiche evidenziabili nelle sue architetture sono: la plasticità in quanto la sua è l’architettura di uno scultore che vede lo spazio come un’entità in movimento e mutevole, la varietà in quanto la ricerca della forma espressiva è da lui perseguita instancabilmente. La scala esecutiva delle parti proporzionata alla concezione globale dell’edificio, dalla massa costruttiva allo spazio che la ospita.
Bramante
Si formò alla corte di Federico da Montefeltro, e sviluppò una concezione architettonica fondata su severità ed essenzialità, ricca di effetti luminosi. L’interesse per una spazialità indefinita lo avvicina a Leonardo e alle sue ricerche sulla profondità e vibrazione di atmosfera e luce, in rapporto anche all’attenzione data ai particolari. Il suo interesse è focalizzato sullo spazio che il monumento determina. La spazialità dilatata, indefinita, la tendenza a rendere ed accentuare i forti giochi chiaroscurali, la decorazione, la monumentalità delle proporzioni, costituiscono i motivi essenziali dell’arte, riprese poi da Raffaello. Opera significativa è: il tempietto di San Pietro in Montorio a Roma
Raffaello
Nasce ad Urbino città fondamentale per la sua formazione in quanto la cultura neoplatonica presente lo porta a guardare e studiare incessantemente tutto ciò che gli si offre, arricchendo sempre più la sua personalità. Si trasferisce in giovane età a Perugia iniziando a lavorare nella bottega del Perugino. Tuttavia Raffaello trasforma l’organizzazione compositiva del Perugino, per piani paralleli, in uno spazio unitario ottenuto con andamenti circolari e collegamenti prospettici del pavimento tra le figure e il tempio. Inoltre il tempio in Raffaello oltre che simbolo costituisce l’oggetto plastico perno della costruzione spaziale. L’atmosfera circola intorno e dentro il tempio, attraverso l’apertura della porta, il paesaggio si espande attorno e crea altro spazio circolare. Raffaello non rinuncia alla ragione religiosa e ripete nell’arte l’atto divino della rivelazione, che si attua in tutti i momenti e aspetti del reale. Per lui il dipingere è una scienza volta a comunicare la verità nell’arte
Giorgione
Di lui abbiamo pochissime notizie certe. Egli ha maturato la sua personalità artistica nell’ambito della cornice culturale veneta e soprattutto nella bottega di Giovanni Bellini. Ha sviluppato un suo peculiare modo di percepire la realtà e riprodurre la prospettiva grazie al colore, allo studio delle sue giustapposizioni, nonché all’armoniosa graduazione delle tonalità. Nelle sue opere i soggetti sono prevalentemente profani e di conseguenza difficilmente interpretabili come significati, in quanto noti probabilmente solo ai contemporanei. Egli da inizio a una sostanziale riforma pittorica, dipingendo solo con colori, e cogliendo direttamente le cose vive e naturali senza far disegno. Questa sua tecnica pittorica definita pittura di tono, si può considerare frutto di una sua complessa rielaborazione della tradizione veneta del colore. Nelle sue opere il colore diventa l’elemento costruttivo della composizione, ottiene una rappresentazione viva dell’oggetto solo mediante la relazione che attiva tra il colore di quest’ultimo e quelli più a diretto contatto, poi tra questi e gli altri vicini e così via, in una concatenazione di rapporti che alla fine investe tutta la superficie dipinta.
Tiziano
Nasce a Piave di Cadore ma si trasferisce si da piccolo a Venezia. Dapprima entra nella cerchia di Giovanni Bellini, poi approda alla bottega di Giorgione. Dal maestro assimila l’uso del colore tonale che evolve in uno stile molto personale, inoltre Tiziano si applica anche al disegno, che considera una necessità, un primo rapporto con la realtà, tant’è che i colori saranno nel tempo da lui stesi in modo rapido e a volte impreciso, senza disegni preparatori e con poco scrupolo dei contorni. L’artista nel tempo realizzò così una pittura di grande immediatezza e di forte espressività nelle forme liberate da ogni obbligo disegnativo, estremamente vive e reali.
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