mercoledì 29 luglio 2009

Arte: il Manierismo

Il Manierismo

Corrisponde al tardo rinascimento ed è un movimento stilistico italiano ed europeo che si colloca tra il 1520 e l’ultimo decennio del 500. La denominazione manierismo deriva dal termine maniera, usato da Giorgio Vasari sia come sinonimo di stile, sia per indicare il metodo di comporre dei massimi artisti rinascimentali. Un’opera manierista ricerca la grazia, la licenza della regola, il virtuosismo, la difficoltà, l’inusuale, la bizzarria, l’eccentrico, il capriccio. Per diverso tempo il termine manierismo fu sinonimo di fredda imitazione e tale aspetto considerato causa della sua decadenza. I primi due centri di elaborazione del manierismo furono Firenze e Roma, da qui il movimento si diffuse in tutta Italia ed Europa, affermandosi come stile delle corti e dando vita ad esperienze di cultura celebrativa e aulica, locali e differenziate.


Il Manierismo veneto

Nell’ambito veneziano fu Tintoretto l’indiscusso protagonista della pittura. Tra il 1540 e il 1560 giunse anche nel Veneto il Manierismo. Con l’opera di maestri quali Tintoretto e Veronese, verso la metà del secolo si passò ad affrontare, in ambito manierista, la concezione dell’arte, dei suoi processi, dei suoi fini. Per questi artisti la natura divenne lo sfondo, la proiezione dell’esistere e dell’agire umano. Rappresentarono diverse interpretazioni del senso, del valore, del fine della vita, che producono quella relazione dialettica, particolarmente viva, della cultura artistica veneziana del tempo.


Tintoretto

La linea da lui usata è una linea dinamica, nervosa, non continua che si trasforma in bruciante animazione luministica, ossia in linea-luce. Dal punto di vista cromatico l’artista gradualmente passa dall’iniziale utilizzo di un equilibrato e caldo colore tonale, a colorazioni illividitee scurite, percorse da improvvisi bagliori di luce. L’artista quindi, partendo dal comune ceppo di linea e colore, giunge ad affermare la centralità del protagonismo della luce in pittura: la luce diviene la componente centrale di tutta la sua opera, l’elemento coordinatore di tutte le sue scene, che si pongono come visione della spiritualità intensa e drammatica. Un’altra caratteristica è il dinamismo della sua pittura che costituisce una qualità del suo modo di essere e di operare. Le tecnica veloce gli è necessaria per annotare non cosa ha davanti agli occhi, bensì le immagini della mente. Nel dipingere velocemente manifesta la sua urgenza di rappresentare il dramma umano, l’immediatezza dell’idea, evitando di soffermarsi sui dettagli, di esprimere il vorticare dei sentimenti dell’animo umano.


Veronese

Alla visione drammatica del Tintoretto, si oppone quella calma, equilibrata e serena del Veronese. Per Veronese è fondamentale la natura, come luogo ideale della vita, mentre la storia è visione fantastica di cui non parla se non per dipingere per ornamento. Veronese utilizza la prospettiva dal basso, che elimina i piani intermedi, proietta le immagini dei piani direttamente sul fondo, mentre tutti i colori in rapporto alla luminosità del cielo, e utilizza lo scorcio per dilatare le figure sulla superficie e valorizzare le tinte locali, di qui la preferenza per uno spazio più espanso, che profondo, per una luce diurna e solare, per colori luminosi e ombre colorate. Ricorre alla giustapposizione di più colori: evita sia la loro fusione, sia il chiaroscuro per ottenere nei colori proposti esaltazioni e influenze reciproche. Egli sfrutta la vibrazione luminosa che si genera nel passaggio da un timbro cromatico all’altro, operando con tutta la gamma coloristica. Si limita ad abolire il nero ed il bianco. Nelle sue opere esprime, attraverso l’uso dei colori, il proprio mondo interiore, che cerca rifugio nello splendore del sogno al clima costrittivo della controriforma. La deformazione delle figure e l’innaturalezza dell’illuminazione presenti nell’opera del Veronese confermano il suo anticlassicismo.


Palladio

Fu esponente di un nitido classicismo architettonico preludio del Barocco. Egli si preoccupò di distinguere i modi dell’architettura secondo le funzioni, differenziando le costruzioni in religiose e civili, di città e di campagna. Poiché ogni edificio ha la forma che deriva dalla sua specifica funzione e dalla sua collocazione in un determinato luogo, si incaricò di definire senza timore anche alcune tipologie: la casa di città, la villa, la chiesa, il teatro.

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