Il più importante movimento filosofico del Romanticismo filosofico è l’idealismo che infrangendo i LIMITI conoscitivi posti da Kant inaugura una nuova metafisica dell’infinito. L’idealismo nasce con Fichte, ma risulta PREPARATO dai cosiddetti EPIGONI KANTIANI, i seguaci di Kant, quali Reinhold (1758-1823), Schulze (1761-1833), Maimon (1753-1800) e Beck (1761-1840) che criticano i DUALISMI lasciati dal criticismo cercando di trovare un principio UNICO su cui fondare una nuova filosofia. In particolare la critica del dualismo si basa sulla critica della distinzione tra FENOMENO e NOUMENO che risulta una contraddizione in quanto Kant dichiara ESISTENTE e allo stesso tempo INCONOSCIBILE la cosa in sé. La conclusione a cui giungono gli epigoni è che o il criticismo è VERO, e allora bisogna ABOLIRE la cosa in sé e RICONDURRE TUTTO AL SOGGETTO o il criticismo è FALSO, e allora si deve AMMETTERE la cosa in sé e TORNARE AL REALISMO. Il ragionamento generale è: ogni realtà di cui siamo consapevoli esiste come RAPPRESENTAZIONE della coscienza che è la CONDIZIONE INDISPENSABILE del conoscere; se l’oggetto risulta CONCEPIBILE solo in RELAZIONE ad un oggetto che lo rappresenta, l’esistenza della cosa in sé, ossia di una realtà non pensata e non pensabile, non rappresentata e non rappresentabile, si configura come un CONCETTO IMPOSSIBILE. Agli occhi di questi filosofi il kantismo si configura come una forma di IDEALISMO COSCIENZIALISTICO basato sulla doppia riduzione del fenomeno a rappresentazione e della rappresentazione a coscienza. Altra critica mossa a Kant consiste nel fatto che lui avendo asserito che la cosa in sé è CAUSA delle nostre sensazioni si è contraddetto applicando il concetto di causa-effetto (valido solo per il fenomeno) al noumeno. Ad ogni modo gli epigoni kantiani si muovono ancora in campo gnoseologico non ancora incentrato sulla tesi METAFISICA di un IO CREATORE e INFINITO (passaggio operato da Fichte e che coincide con la nascita dell’idealismo).
In filosofia si parla di IDEALISMO a proposito di quelle visioni del mondo che privilegiano la dimensione “ideale” su quella “materiale” affermando il carattere “spirituale” della realtà “vera”. In QUESTO senso il termine idealismo venne introdotto nel linguaggio filosofico verso la metà del ‘600, ma in questa accezione non ha avuto molta fortuna. In filosofia la parola è usata per alludere: 1) alle varie forme di idealismo GNOSEOLOGICO; 2) all’idealismo ROMANTICO e ASSOLUTO.
Per idealismo GNOSEOLOGICO si intendono tutte quelle posizioni di pensiero che finiscono per ridurre l’oggetto della conoscenza a IDEA o RAPPRESENTAZIONE.
Nel secondo senso, l’idealismo è inteso come la grande corrente filosofica post-kantiana che si sviluppò in Germania nel periodo romantico, questo idealismo fu chiamato dai suoi stessi fondatori TRASCENDENTALE o SOGGETTIVO o ASSOLUTO. L’aggettivo TRASCENDENTALE tende a collegarlo con il punto di vista kantiano, che aveva fatto dell’”io penso” il principio fondamentale della conoscenza: LA qualifica di SOGGETTIVO tende a contrapporre questo idealismo al punto di vista di Spinoza, che aveva bensì ridotto la realtà ad un principio unico, la Sostanza (oggetto o natura). Infine l’aggettivo ASSOLUTO mira a sottolineare la tesi che l’Io o lo Spirito è il principio unico di tutto e che fuori di esso non c’è nulla.
In Kant l’io era qualcosa di FINITO, in quanto non creava la realtà ma si limitava ad ordinarla secondo proprie forme a priori. L’idealismo sorge quando Fichte, spostando il discorso dal piano gnoseologico (dottrina del conoscere) al piano metafisico (dottrina dell’essere), abolisce lo “spettro” della cosa in sé che in questo modo diventa un’entità CREATRICE (fonte di ciò che esiste) ed INFINITA (priva di limiti esterni). Da ciò deriva la tesi tipica dell’idealismo tedesco secondo cui TUTTO E’ SPIRITO. Con il termine SPIRITO (o con i sinonimi IO, ASSOLUTO, INFINITO, ECC…) Fichte intende la realtà umana considerata come attività conoscitiva e pratica e come libertà creatrice. Restano tuttavia irrisolti due quesiti: 1) in che senso lo Spirito, e quindi il soggetto conoscente ed agente, rappresenta la FONTE CREATRICE di tutto ciò che esiste?; 2) che cos’è per gli idealisti la NATURA o la materia?
La risposta a queste due domande può essere trovata nel concetto di DIALETTICA cioè nella concezione secondo cui non essendoci mai nella realtà il positivo senza il negativo, la tesi senza l’antitesi, lo Spirito proprio per essere tale ha bisogno di quella sua antitesi vivente che è la Natura. Mentre le filosofie naturalistiche a materialistiche avevano sempre concepito la natura come CAUSA dello spirito, asserendo che l’uomo è un prodotto o un effetto di essa, Fichte dichiara che è lo Spirito ad essere causa della natura poiché quest’ultima esiste solo PER l’io ed in FUNZIONE dell’io essendo solo il MATERIALE della sua attività.
Per Fichte: 1) lo Spirito crea la realtà nel senso che l’uomo rappresenta la RAGION D’ESSERE dell’universo, che in esso trova il suo scopo; 2) la Natura esiste non come realtà a sé stante, ma come MOMENTO DIALETTICO NECESSARIO della vita dello Spirito.
La chiave di spiegazione di ciò che esiste si trova NELL’uomo stesso, ovvero nello Spirito. Ma se l’uomo è la ragion d’essere e lo scopo dell’universo, vuol dire che egli coincide con l’Assoluto e l’Infinito, cioè con D. stesso. Con l’idealismo ci troviamo di fronte ad una forma di PANTEISMO SPIRITUALISTICO (D. è lo Spirito operante nel mondo, cioè l’uomo), che si distingue sia dal PANTEISMO NATURALISTICO (D. è la Natura), sia dal TRASCENDENTISMO DI TIPO EBRAICO E CRISTIANO (D. è una Persona esistente fuori dall’universo). L’idealismo è anche una forma di monismo dialettico (esiste un’UNICA sostanza: lo Spirito inteso come realtà positiva realizzante se medesimo ATTRAVERSO il negativo). Gli idealisti si differenziano tra loro per la specifica maniera di intendere l’infinito e i suoi rapporti con il finito.
Il Circolo di Jena
A Jena divulga le sue teorie Ficthe, che definisce l'immaginazione e l'Io come espressione di una vitalità spontanea, precedente e che va oltre la distinzione tra fenomeno e noumeno kantiano. Il poeta Novalis (1772-1801) ribadisce l'unita tra spirito trascendente e universo: l'immaginazione inconscia come natura e l'immaginazione conscia come ispirazione artistica sono entrambe manifestazione della tensione umana all'infinito. A Berlino, Schleiermacher (1768-1834) pone la religione al di sopra della metafisica e della morale e vede nella storia un succedersi di eventi che sono manifestazioni del divino.
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