L’ITALIA FASCISTA NEGLI ANNI TRENTA: dopo la crisi del ’29 e nel corso degli anni Trenta tutte le associazioni operaie furono inquadrate nelle Corporazioni: ciò consentì al fascismo di ottenere sia l’appoggio del grande capitale sia di controllare le moltitudini operaie e contadine, nonché i settori del commercio e del pubblico impiego. Anche il tempo libero degli addetti alle varie attività fu regolamentato grazie all’Opera Nazionale Dopolavoro (OND). Lo strumento per mezzo del quale il fascismo intendeva operare profondamente nella società fu il Partito Nazional Fascista (PNF). Alla base del partito c’erano le selezioni locali, che conservarono il vecchio nome di “Fasci di combattimento”, organizzate in Federazioni provinciali e sottoposte alla direzione nazionale del segretario del partito. Al di sopra di tutto c’era il Gran Consiglio del Fascismo, presieduto dal duce. Gli iscritti al partito raggiunsero la cifra di 2.500.000. Nonostante che l’iscrizione fosse considerata volontaria, magistrati, impiegati, professori, impresari furono in realtà costretti a dare la loro adesione. Pochissimi rifiutarono; tra il 1931 e il 1933 il tesseramento cominciò ad essere ritenuto il prerequisito per il lavoro e per l’avanzamento nella carriera. Grazie ai sistemi di inquadramento nelle associazioni giovanili, tutti gli Italiani in età scolare facevano parte dei “Figli della Lupa” o dei “Balilla”. In Germania, invece, gli iscritti al Partito nazista rimanevano una minoranza volontaria e selezionata, destinata a costituire l’élite dirigente. Istituzione prediletta del regime fascista fu
PROPAGANDA E CULTURA ITALIANA: negli anni Trenta fu data una particolare attenzione ai problemi della comunicazione: la stampa e il cinema erano controllati dal ministero della Cultura popolare ed erano impegnati a diffondere con sistematica frequenza comunicati, articoli, immagini che celebravano le opere di regime e i vari discorsi in particolare quelli del duce. Nella cultura prevalse il mito di Roma. Fu progettato e portato a termine un grandioso programma di scavi archeologici che trasformarono il volto della capitale. La storia del Medioevo fu deliberatamente lasciata nell’ombra perché in quell’età la nazione era stata divisa e asservita; anche il Rinascimento fu guardato con sospetto perché responsabile di aver trascinato gli Italiani sulla via dell’individualismo. Il Risorgimento era invece giudicato favorevolmente, considerato come l’anticipazione della rinascita nazionale fascista. Tra gli ultimi anni Venti e i primi anni Trenta la società italiana ritrovò quello che viene chiamato il “benessere borghese”, si riscoprì la passione collettiva per lo sport, gli spettacoli teatrali e cinematografici e si visse il primo boom automobilistico. Si diffuse, insieme all’abitudine delle vacanze estive, la pratica del Week-end.
Nessun commento:
Posta un commento