giovedì 30 luglio 2009

Filosofia: CARATTERI GENERALI DEL POSITIVISMO

Se, in senso stretto, con il termine Positivismo si è soliti designare la teoria di Auguste Comte e della sua scuola, in senso ampio, il termine viene impiegato per indicare quella corrente di pensiero sviluppatasi in particolare nella seconda metà del 1800 e caratterizzata dalla posizione privilegiata attribuita alle scienze naturali, considerate l’unica fonte legittima della conoscenza ed il modello a cui tutte le scienze devono ispirarsi per essere considerate degne di tale nome. Il termine positivo comparve per la prima volta nel Catechismo degli industriali (1822) di Saint Simon, ma fu divulgato e approfondito da Comte, che lo applicò alla propria dottrina, consacrandone l’uso nella terminologia filosofica. Tale termine viene assunto in due significati fondamentali:
1) positivo è anzitutto ciò che è reale, effettivo, sperimentale, in opposizione a ciò che è astratto, chimerico, metafisico;
2) positivo è anche ciò che appare fecondo, pratico, efficace, in opposizione a ciò che inutile ed ozioso.

Il Positivismo ha finito per rappresentare la forma mentis di tutta un’epoca. Senza riferimento all’atmosfera positivistica, non si comprenderebbero decisivi fenomeni letterari come il Realismo, il Naturalismo e il Verismo, e non si intenderebbe il mutato modo di praticare la critica storica e letteraria, o i nuovi indirizzi pedagogici, incentrati sul programma di una scuola laica e di uno studio scientifico dei problemi educativi. Nonostante questa profonda incidenza culturale, il Positivismo è alla fine parso a molti come un nuovo dogmatismo, avente la pretesa di racchiudere l’uomo negli schemi riduttivi della sola scienza; è anzi apparso come una nuova metafisica della scienza. Tutto ciò porterà ad una massiccia reazione antipositivistica, che caratterizzerà la filosofia della fine dell’Ottocento e degli inizi del Novecento. Controffensiva a cui ha contribuito l’espansione stessa delle scienze, che si sono sviluppate in direzioni contrastanti dal quadro epistemologico presupposto dal Positivismo.

Il Positivismo ebbe i suoi rappresentanti più noti in Francia con Comte; in Inghilterra con Stuart Mill e Spencer; in Germania con Moleschott e Haeckel ; in Italia con Ardigò.
In ogni caso, esistono nel Positivismo dei tratti comuni che si possono così schematizzare:
1) è rivendicato il primato della scienza: conosciamo solo quello che ci fanno conoscere le scienze, e l’unico metodo di conoscenza è quello delle scienze naturali;
2) il metodo delle scienze naturali (reperimento delle leggi causali e loro controllo sui fatti) vale anche per lo studio della società;
3) per questo la sociologia (scienza dei fatti naturali come sono i rapporti umani e sociali) è un frutto del programma filosofico positivistico;
4) la scienza viene esaltata come l’unico mezzo in grado di risolvere tutti i problemi umani e sociali che, fino ad allora, avevano tormentato l’umanità;
5) di conseguenza l’era del Positivismo è un’era pervasa da un ottimismo generale, che scaturisce dalla certezza di un progresso inarrestabile verso condizioni di benessere generalizzato in una società pacifica e pervasa da umana solidarietà;
6) la positività della scienza conduce la mentalità positivistica a combattere le concezioni idealistiche e spiritualistiche della realtà: concezioni che i Positivisti bollavano come metafisiche;
7) la filosofia ha la funzione di riunire e coordinare i risultati delle singole scienze, in modo da realizzare una conoscenza unificata e generalissima; in ogni caso, essa si costituisce come studio delle "generalità scientifiche".

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