giovedì 30 luglio 2009

Filosofia: Destra e Sinistra Hegeliana

Già durante la vita di Hegel ma anche dopo la sua morte (1831), si erano andate formando tra i discepoli del filosofo due correnti di pensiero antitetiche che David Strauss nel 1837 chiamò destra e sinistra hegeliana, prendendo spunto dall’uso del Parlamento francese di distinguere in questo modo i conservatori (la destra) e i progressisti (la sinistra). La Destra hegeliana fu incline ad interpretare la filosofia di Hegel come giustificatrice della verità religiosa, anzi idonea a rafforzare la dottrina cristiana. Inoltre, dal punto di vista politico, la Destra hegeliana appoggiò in genere il governo prussiano. I suoi rappresentanti più famosi furono GÖSCHEL, CONRADI, GABLER. Il suo organo di stampa fu la "Rivista di teologia speculativa" (1836-38), fondata da Bruno Bauer, il quale però passò in seguito alla Sinistra hegeliana e si proclamò ateo (egli scrisse un famoso manifesto anti-hegeliano dal titolo provocatorio di La tromba del giudizio universale contro Hegel, ateo ed anticristo. Un ultimatum, 1841). En passant, ricordiamo che vi fu anche un Centro, oltre alla Destra e alla Sinistra, a cui appartennero in genere gli storici della filosofia quali Erdmann, Kuno Fischer e Karl Rosenkranz (1805-1879), autore della più famosa biografia di Hegel (intitolata Georg Wilhelm Friedrich Hegel’s Leben, 1844). La Sinistra hegeliana o Giovani hegeliani tendeva invece ad una riforma radicale dell’hegelismo. Sul piano religioso, essi criticano radicalmente la religione ed il cristianesimo in particolare; sul piano politico, vi è una critica altrettanto radicale delle istituzioni politiche prussiane. A tale corrente appartennero o furono considerati appartenenti nomi quali Max Stirner (autore di un celebre L’unico e la sua proprietà,1845, in cui professa un anarchismo e ateismo radicale), Ludwig Feuerbach, Bruno Bauer, Karl Marx, David Strauss. David Strauss (1808-1874) pubblicò nel 1835 una Vita di Gesù che fece scandalo. La sua tesi, destinata ad avere molta fortuna, sosteneva che i racconti della Bibbia non sono altro che miti. Sono miti che esprimono i desideri e le speranze degli uomini, i quali vengono immaginati incarnati in una figura particolare, in un individuo cosmico, come appunto Gesù di Nazaret. In altri termini, un mito non è un racconto storico ma ha una verità che potremmo definire simbolica: le origini dei miti evangelici sono da ricercare nell’attesa di un Messia e nella forte impressione che fece ai suoi contemporanei la figura di Gesù, al punto da paragonarlo ad un Dio. Gesù fu creduto Figlio di Dio dai suoi discepoli perché videro in lui la realizzazione delle speranze di Israele e quindi costruirono su di lui i Vangeli, come se fossero delle narrazioni storiche.

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