VITA: Eugenio Montale nacque a Genova nel 1896 ed era figlio di una famiglia di commercianti e importatori di prodotti chimici. frequenta l’Istituto Tecnico Commerciale, ma interrompe gli studi per dedicarsi alla musica e al canto. Nel 1917 partecipò come sottotenente alla Prima guerra mondiale e Nel 1919 veniva definitivamente congedato. Ritornato a Genova, s’inserì negli ambienti letterari. Intanto comincia a scrivere per riviste e giornali e nel 1925 dà alle stampe la sua prima raccolta di liriche “Ossi di seppia”. Nel 1927 si trasferisce a Firenze, dove va maturando la sua poetica. Nasce così la raccolta di poesie “Le occasioni” uscite nel ’39, intitolata così perché è la vita ad offrire spunti e occasioni per riflettere e capire che il vivere dell’uomo è “sconfitta” e “solitudine”. Scoppia la 2a guerra mondiale, una bufera che sconvolge l’Europa e il mondo intero. Da qui la terza raccolta poetica di Montale, “La bufera e altro”, uscita nel ’56, ma composta in gran parte negli anni spaventosi del conflitto. Sono visioni tragiche, di lutti, dolori e rovine. Il linguaggio qui é più chiaro e aperto, i temi e il tono sono polemici e drammatici. Nel ’67 viene nominato senatore a vita. Intanto, col passare degli anni, le tensioni e i ricordi del passato si sfocano nell’anima del poeta dando origine a momenti più sereni. Il linguaggio si fa ancora più semplice in “Satura”, l’ultima raccolta, i cui temi sono gli affetti familiari e il ricordo nostalgico della moglie da poco morta. Nel ’75 riceve il premio Nobel per
POETICA: Montale è considerato il maggior poeta italiano del 900. La sua esperienza poetica copre gli anni fra il 1920 e il 1980. E’ possibile distinguere tre periodi della sua poetica: il periodo ligure, il periodo fiorentino e il periodo milanese
1925 Pubblicazione di “Ossi di seppia” (periodo ligure). In esso è racchiuso tutto il programma poetico di Montale: come il mare liscia e leviga con le sue onde gli ossi di seppia, così il poeta leviga e lima le sue liriche fino a ridurle all’osso, all’essenziale; sono, infatti, poesie povere, costruite con linguaggio semplice, comune, antilirico. I temi trattati riflettono la sua visione della vita, una visione pessimistica della condizione umana, simboleggiata spesso con immagini di paesaggio desolate.
1939 Pubblicazione di “Le Occasioni” (periodo fiorentino). Questa seconda raccolta di liriche, composte dal 1928 al 1939, è incentrata anch’essa sull’oggetto; sono frammenti del passato, un fluire di figure nella memoria, un contatto illusorio tra passato e presente. Il ricordo del passato che non ritorna più è espressione di una vana lotta contro il tempo che tutto dissolve e cancella. Da qui il desiderio del poeta di abbattere la barriera della solitudine, di trovare il “varco”, la possibile salvezza incarnata dalle figure femminili; ma la speranza di un miracolo svanisce sempre più e resta dolorosa tristezza e un senso amaro di smarrimento, d’angoscia di fronte ad una desolante esistenza.
1956 Pubblicazione di “La bufera e altro” (periodo milanese). Sono visioni di rovine, di lutti, di dolore. Il linguaggio diventò più aperto e comprensibile. E’ scomparso quell’aristocratico isolamento del poeta di Ossi di seppia e delle Occasioni; qui la sua anima vibra d’orrore e di rivolta. Il tono si fa polemico contro la classe dirigente che aveva portato l’Italia alla catastrofe, e molto drammatici diventano i temi che alla fine sfumano in quello della solidarietà umana. Nella Bufera usa forme aperte e periodi lunghi.
62-71 SILENZIO POETICO: legato al dolore per la morte della moglie e alla crisi economica , politica e culturale degli anni fra 1955 e 1963, che avevano portato alla massificazione e all’annientamento anche dell’arte.
1971 “Satura” E’ il nome arcaico della satira latina . E’ un tipo particolare di poesia: lo stile raffinato ed alto viene abbandonato per far prevalere l’aspetto prosastico e satirico ma in particolare Montale critica con la satira la società squallida in cui vive.
L’ultimo periodo di vita riguarda la produzione di una serie di diari, l’assegnazione di un premio Nobel e la proclamazione a senatore a vita.
La poetica: Egli usava una poetica fondamentalmente basata su valori semplici e veri.
Montale è un grande interprete di quella crisi dell’io e della società che caratterizza tanta letteratura del Novecento. A differenza di Ungaretti, Montale non abbandona mai il punto centrale della sua visione del mondo, che è la negatività totale, la consapevolezza del nulla e dell’aridità della vita.
La sua poesia non intende per nulla abbellire la realtà e mascherare il “male di vivere”; vuole invece dichiararla senza compiacimenti. Egli assorbe e rielabora la lezione di tre autori della cultura simbolista e decadente: Pascoli, D’Annunzio e Gozzano. Da Pascoli e, soprattutto, da Gozzano ricava la tendenza a rifiutare la parola poetica classica, colta, in favore di una parola precisa e comune. Di Gozzano accetta pure la sottile ironia e l’uso dell’accostamento di termini colti con termini colloquiali e quotidiani. Da D’Annunzio prende la tendenza a instaurare un rapporto privilegiato tra l’io e il paesaggio naturale, particolarmente quello marino, estivo e soleggiato.
Nella sua poesia, Montale adopera la tecnica, ricavata da alcune delle liriche del poeta inglese Thomas Stearns Eliot, del “correlativo oggettivo”: rappresentare oggetti che hanno valore emblemastico, perché fortemente collegati con sentimenti e sensazioni.
Lo Stile: Montale ritiene che la poesia debba opporsi al disordine della vita contemporanea. Ciò si traduce in una lirica che a volte adopera il verso libero, a volte ricorre ai metri tradizionali, specie l’encasillabo, alle strofe, alle rime. Molto particolare è il linguaggio che mescola forme colte letterarie a forme più comuni. Nelle successive raccolte troviamo un periodare incompleto, in cui mancano i verbi che potrebbero dare maggiore comprensione al testo. Nelle ultime opere il poeta usa uno stile sempre più ironico e spesso tagliente, e un linguaggio adatto a rendere la cronaca della vita quotidiana molto simile al linguaggio parlato. Particolare attenzione Montale attribuisce alla musicalità del verso, ai suoni spesso secchi e aspri che rimandano a quel senso di “male di vivere” che è il tratto più importante della sua poesia.
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