giovedì 30 luglio 2009

Lett. Italiana: Gabriele D'Annunzio

Gabriele D’Annunzio in Italia riprenderà le teorie dell’estetismo. Egli nasce a Pescara nel 1863, e la sua vita va studiata attentamente perché egli attraverso la sua vita spiega l’arte. D’Annunzio proviene da una famiglia borghese, si trasferisce a Roma per l’università non portando a termine gli studi perché preso dalla mondanità. D’Annunzio rifiuta l’emarginazione dell’intellettuale della società, volendo diventare un punto di riferimento per l’aristocrazia e diventerà un poeta “Vatae”. Si dedicherà alle belle donne e di lui si ricorda la famosa impresa sul cielo di Vienna e anche l’impresa di Fiume. Questo modello di uomo eccezionale poteva fare ombra a Mussolini e per questo motivo da una parte fu elogiato dal fascismo ma dall’altro Mussolini gli fece fare una vita controllata per non fargli ombra.

Per quanto riguarda l’ideologia di D’Annunzio, possiamo dire che è pospolitica ossia lui va al di là delle ideologie politiche.

I critici dicono che D’Annunzio fa parte di quegli uomini che assumono una posizione per favorire i propri interessi personali. Egli è un antidemocratico e rifiuta le masse. Nonostante ciò egli fece di tutto per far diffondere il mito della massa.

POETICA: egli è l’espressione più alta della corrente dell’estetismo italiano. L’estetismo è appunto la ricerca della bellezza (la bellezza classica ricercava il bello ideale mentre la bellezza decadente è legata ad un’idea di corruzione e immoralità). Per D’Annunzio la parola deve essere musica. Altro elemento è quindi l’attenzione per la parola. Legato a questo ritroviamo il simbolismo con il Panismo ossia l’identificazione dell’uomo con la natura. Ultimo elemento è la poetica del superomismo. Egli fraintende gli scritti di Nietzsche, perché sottolinea la figura di un uomo che agisce senza coscienza di se stesso.

I romanzi di D’Annunzio sono stati criticati e la parte più apprezzata è quindi quella della prosa. Questa fase è chiamata “fase notturna” perché egli aveva gli occhi bendati.

PROSA: le prime prose appartengono al periodo in cui D’Annunzio è ancora influenzato dalla poetica di Capuana.

ROMANZI Più IMPORTANTI: sono 1)il Piacere; 2) il trionfo della morte e 3)le vergini delle rocce

1) scritto nel 1888 introduce nella cultura italiana di fine 800 la tendenza decadente e l’estetismo. Il protagonista è Andrea Sperelli un aristocratico innamorato di una donna. Il finale dimostrerà che il protagonista sarà uno sconfitto. Sperelli è stato il personaggio più noto e divulgato fra i tanti creati da D'Annuzio. Egli rappresenta la versione italiana dell'eroe decadente. Nel suo primo romanzo, quindi, D'Annunzio riversò tutto il decadentismo europeo, dimostrando già a venticinque anni una incredibile capacità di apprendimento e di elaborazione.

2) Scritto nel 1894. è un esempio di romanzo psicologico e sviluppa i tema del superomismo così come interpretato da D’Annunzio. Giorgio Aurispa è un giovane colto e raffinato di nobile discendenza, che ha abbandonato il suo paese natio per trasferirsi a Roma, scevro da qualsiasi impiego, grazie all’eredità lasciatagli dalla morte del suicida zio Demetrio. Aurispa intesse una relazione con una donna sposata, Ippolita Sanzio, che deciderà poi di abbandonare il marito in favore del protagonista. Il rapporto sentimentale nato tra i due ha quell’intensità violenta e sensuale cara a D’Annunzio e al suo modo decadende di descrivere la passione come opera d’arte. Persino l’amore per Ippolita alla fine non è capace di dare alcuna consolazione ed al protagonista non rimane altra scelta che quella di porre fine al “mal di vivere” che gli è insopportabile. Vi sono abbondanti ricorsi simbolici, come per il suicidio iniziale che presagisce la morte del protagonista

3) Scritto nel 1895. è uno dei romanzi in cui si parla del Superuomo. Claudio Cantelmo è discendente di una nobile famiglia. Egli è disgustato dalla società borghese in cui vive, regolata solo dalla legge del profitto; crede infatti che l’operosità borghese distruggerà ogni valore della civiltà. Decide quindi di lasciare un erede che riporti la società ai vecchi valori nobiliari, ormai travolti da quelli della plebe. Quindi vuole lasciare un Superuomo alle future generazioni e per questo va a cercare una donna adatta alla procreazione.

PRODUZIONE LIRICA: la più importante è quella delle “Laudi” comprende dei testi che cominciano ad essere scritti nel 1899. Queste laudi presuppongono la poetica supero mistica. (in Nietzsche il superuomo è un uomo nuovo che è consapevole della mediocrità sociale). Le laudi sono quindi la manifestazione a livello lirico di quello che è il programma del superuomo. Sono un progetto lirico immenso, dovevano essere divise in 7 libri come le Pleiadi (gruppo di stelle della costellazione del toro, e secondo la mitologia le 7 Pleiadi sono 7 sorelle figlie di Atlante e Pleione che dopo la morte si trasformarono in stelle). Saranno composti solo 4 libri: Maya, Elettra, Alcyone e Merope. Si chiamano laudi perché riprendono le laudi francescane esaltando la natura però si contrappongono a S. Francesco perché c’è un riferimento alla religione pagana. Un elemento unificante in questi 4 libri è il tema del viaggio, che è un viaggio che trae ispirazione da un viaggio vero di D’Annunzio.

Il primo libro,Maia, fu composto nel 1903 e pubblicato nello stesso anno; il sottotitolo, Laus Vitae, ne chiarisce i motivi ispiratori: una vitalistica celebrazione dell'energia vitale; un naturalismo pagano impreziosito dai riferimenti classici e mitologici. Il poema è la trasfigurazione mitica di un viaggio in Grecia, realmente compiuto da D'Annunzio. Il viaggio nell’Ellade è l'immersione in un passato mitico alla ricerca di un vivere sublime. Dopo di che il protagonista si reimmerge nella realtà moderna. Il mito classico vale a trasfigurare questo presente, riscattandolo dal suo squallore. Il passato modella su di sé il futuro da costruire. Per questo l'orrore della civiltà industriale si trasforma in una nuova forza e bellezza equivalente a quella dell'Ellade. Per questo il poema diventa un inno alla modernità capitalistica ed industriale, alle nuove masse operaie, docile strumento nelle mani del superuomo. Il poeta non si contrappone più alla realtà borghese moderna, ma la trasfigura in un'aurea di mito. Dietro questa celebrazione però si intravede la paura e l'onore del letterato umanista dinnanzi alla realtà industriale. Il poeta si fa comunque cantore di questa realtà, anche se si sente da essa minacciate, e diventa protagonista di miti oscurantisti e reazionari.
Il secondo libro, Elettra, composto tra il 1899 e il 1902 e pubblicato nel 1903, celebra gli eroi della patria (Notte di Caprera) e dell'arte (Per la morte di Giuseppe Verdi); nella terza parte sono cantate 25 "Città del silenzio" (Ferrara, Ravenna ecc.); nella quarta è il famoso Canto augurale per la Nazione eletta, che infiammò di entusiasmo i nazionalisti. È denso di propaganda politica diretta; esso ricalca la struttura ideologica di Maia, vi troviamo passato e futuro di gloria e bellezza in contrapposizione al presente. Parte del volume è costituito dai sonetti sulla “Città del Silenzio”, antica città italiana, densa dì passato, su cui si dovrà modellare il futuro. Costante è la celebrazione della romanità in chiave eroica.

Il terzo libro, Alcyone, fu pubblicato assieme al secondo e contiene per acquisito giudizio il meglio del D'Annunzio poeta ( 1) La pioggia nel pineto, 2) La sera fiesolana, 3) Stabat nuda Aestas). Alcione in apparenza si distacca dagli altri due: al discorso politico-celebrativo si sostituisce il tema lirico della fusione con la natura. È il diario ideale dì una vacanza estiva, da primavera a settembre. La stagione estiva è vista come la più propizia a consentire la pienezza vitalistica. Sul piano formale c'è la ricerca di una sottile musicalità e l'impiego di un linguaggio analogico, che si fonda su un gioco continuo di immagini corrispondenti. Alcione è stata la raccolta poetica più apprezzata dalla critica ed è stata definita poesia pura. Ma l'esperienza panica del poeta non è altro che una manifestazione del superuomo: solo la sua parola magica può cogliere ed esprimere l'armonia segreta della natura, raggiungere e rivelare l’essenza misteriosa delle cose. Alcione avrà una notevole influenza sulla lirica italiana del '900.

  1. Il poeta e la donna amata si trovano in una pineta della Versilia sotto la pioggia estiva e, vagando senza meta, si immedesimano nella natura e nelle sue voci. Nella lirica si intrecciano i temi della metamorfosi, dell'amore, della funzione musicale ed evocatrice della parola poetica.
    Il poeta invita Ermione a tacere e ad ascoltare la musica della pioggia. Egli è attento a cogliere le sfumature più diverse e le varie che le gocce di pioggia producono sulle piante del bosco. A questo concerto della pioggia partecipano anche le cicale con il loro canto e le rane, il cui verso sordo e roco si spegne nell'ombra di un luogo lontano e indeterminato. La metamorfosi. La sinfonia dei suoni conduce gradualmente l'uomo e la donna in una dimensione di sogno, entro la quale avvengono i riti metamorfici. Dapprima si confondono con il bosco (piove su i nostri vòlti silvan,), poi Ermione è paragonata agli elementi della natura (il volto come una foglia, le chiome come le ginestre), diventa quasi una ninfa del bosco (virente), infine si fondono entrambi con gli elementi della natura.. La lirica si chiude con la ripresa del tema della pioggia, quasi a prolungare quello stato di estasi cui sono pervenuti il poeta e la sua compagna.

  2. descrive una sera di inizio giugno. È divisa in tre strofe, che descrivono in tre quadri diversi, i tre momenti della sera (la fine del pomeriggio, la sera, e l’inizio della notte). Leggendo l'opera si percepisce la presenza di due figure: una maschile, rappresentata da un uomo che coglie le foglie di un gelso, e una femminile, l’amante del poeta, a cui D'Annunzio si rivolge durante tutta la poesia. Le strofe sono separate da tre versi, i quali iniziano a tutti con la fase “laudata si”, queste parole sono tratte dal cantico delle creature di San Francesco, a cui tutta la poesia è ispirata. Possiamo notare analogie e differenze tra le due opere: Francesco, in chiave cristiana, esaltava l'unità tra di Dio e le sue creature, D'Annunzio, laico, quella tra la natura e i suoi elementi.
  3. L'estate compare personificata nella prima strofa, in una fuggevole immagine femminile, appena intravista da un uomo nella calura estiva. La sua presenza si intuisce dal rumore prodotto dai sui piedi sugli aghi secchi dei pini e dal soprassalto della natura circostante, vegetale e animale, che, attraverso suoni e odori, sembra accelerare e intensificare il suo ritmo vitale. Nella seconda strofa l'uomo riesce non solo a sentire, ma anche a vedere la mitica creatura dai capelli rossi, mentre fugge nel bosco di ulivi, richiamata dal volo dell'allodola, che ne conosce il nome. Nella terza strofa l'inseguimento, provocato dal rumore secco della vegetazione si conclude sulla riva del mare, dove la donna compare nella sua misteriosa nudità, che coincide con quella della sabbia, del mare, del vento. La trasmutazione della donna negli elementi naturali che la compongono, suggerisce un'immagine sensuale dell'estate rappresentata come l'eros, la forza primordiale della vita. Il poeta può essere il fauno che insegue la ninfa, ma può essere anche Apollo che insegue Dafne riuscendo a raggiungerla solo quando è diventata un albero d'alloro. Se il fauno simboleggia l'eros, Apollo rappresenta invece la poesia, quella poesia che insegue il sogno impossibile di appropriassi della realtà e della natura (Dafne) riuscendo solo a evocarla attraverso la magia delle parole.

Il quarto libro, Merope, raccoglie i canti celebrativi della conquista della Libia composti ad Arcachon, pubblicati dapprima sul "Corriere della Sera" e poi in volume nel 1912.
Vengono considerati una continuazione di questi quattro libri i Canti della guerra latina, composti e pubblicati tra il 1914 ed il 1918 (costituiranno, in seguito, il volume intitolato Asterope, La canzone del Quarnaro). raccoglie i canti celebrativi della conquista della Libia composti ad Arcachon, pubblicati dapprima sul Corriere della sera e poi in volume nel 1912.

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