mercoledì 29 luglio 2009

Arte: il 600 e il Barocco Romano

Il 600 e il Barocco Romano

Il Barocco cattolico considera l’arte lo strumento privilegiato della propaganda religiosa di assunti ideologici, di funzioni nel comunicare. Nella Roma seicentesca il Papato s’impegna a conferire nuovo splendore alla capitale, promuovendo una vivace e splendida fioritura artistica. A Roma, primo centro dell’arte barocca, lavorano a lungo artisti francesi, fiamminghi, tedeschi e spagnoli. Quest’arte crea ed utilizza un vasto repertorio di immagini devozionali, inoltre è un’arte che si caratterizza come: Popolare cioè semplice e comprensibile, realistica in quanto deve persuadere conferendo verosimiglianza alle visioni dell’immaginazione traducendo il possibile in concreta rappresentazione visiva, sentimentale perché ricerca una compartecipazione emotiva nella comunicazione, convenzionale perché risultano stabili temi, modalità di rappresentazione delle scene e delle formule espressive, tratti dai repertori iconografici della Controriforma, Monumentale e decorativa per realizzare grandiose scenografie di propaganda religiosa.


Caravaggio

Egli riuscì ad operare una profonda rivoluzione in campo artistico grazie alle decise innovazioni che introdusse nel suo linguaggio formale: i forti contrasti luministici (nelle sue opere luce ed ombra risultano protagonisti), la nuova adesione al reale (il suo realismo non si identifica più con l’imitazione della natura, il senso del dolore di un’umanità umile e derelitta e il dramma della sua travagliata esistenza. Giunse a Roma nel 1592 e nei primi anni si dedicò molto alla pittura di genere. Successivamente entrò nelle grazie del cardinale Francesco Maria Del Monte presso il cui servizio cominciò ad acquisire fama e ad essere apprezzato. Una sua opera significativa è la canestra di frutta, unico esempio di natura morta autonoma con la valenza da protagonista. Il particolare soggetto rappresenta il pretesto per osservare minuziosamente la realtà e poterla riporre in ogni aspetto. Il cesto frontale occupa un’ideale semicerchio e sporge dal piano su cui poggia creando una profondità prospettica. L’artista inizialmente preferisce eseguire per lo più piccole composizioni. Nel successivo periodo artistico nei suoi quadri scompare il paesaggio, le ombre diventano quasi nere e si contrappongono alle luci violente, senza gradualità nei passaggi. Da questo momento in poi il pittore, rende sempre più scuro il fondo e utilizza sempre più la luce come mezzo stilistico, di forte valenza simbolica. Nel tempo l’artista promosse sempre più un approccio pittorico rifiutando le convenzioni, esponendo tutta la verità sui fatti. Ciò comportò la rinuncia alla ricerca del bello per puntare al vero, all’invenzione per attenersi ai fatti.


Bernini

Da Napoli si trasferisce a Roma nel 1605 dove rimane fino alla morte. È stato un architetto, scultore, pittore, autore di teatro, scenografo e costumista; riconosciuto e celebrato dai contemporanei come genio del secolo, interprete della teatralità dell’arte della Chiesa cattolica e del suo trionfalismo controriformista. Egli propone di trasformare in realtà tutto quello che l’immaginazione concepisce e desidera; l’arte è l’immaginazione che si realizza attraverso audaci innovazioni formali e un gusto scenografico spettacolare. La chiesa rappresenta l’apparato tecnico della salvezza, lo Stato della felicità. Tutto ciò che Bernini progetta non è pensato isolatamente ma riferito ad una specifica collocazione urbana in quanto tutta la sua opera mira a fare di Roma una città immaginaria realizzata. Le sue composizioni scultoree giovanili evidenziano la sua formazione sui modelli dell’arte classica, ellenistica, rinascimentale, una straordinaria abilità tecnica, una sensibilità raffinata nell’interpretazione delle favole nelle allusioni mitologiche. Come architetto Bernini non si pone mai dei limiti alla varietà e alle dimensioni dei propri interventi. L’esecuzione del colonnato di San Pietro secondo una forma geometrica similare ad una grande ellisse, rappresenta simbolicamente il cosmico abbraccio della chiesa alla cristianità. Dal punto di vista urbanistico il colonnato costituisce una struttura permeabile fra le aree sacra e laica confinanti. A coronamento della struttura abbiamo uno spesso architrave con cornice marmorea e copertura a capanna. I due rami ricurvi del colonnato si collegano poi alla chiesa tramite ali laterali vistosamente divergenti, per attenuare la distanza in profondità della facciata. Concludono la nuova sistemazione di San Pietro due campanili laterali alla chiesa per correggere la sproporzione evidente della facciata nella larghezza.


Borromini

Egli incarna l’artista brillante, estroverso, raffinato che è vezzeggiativo della Corte papale e dai rappresentanti dell’aristocrazia e riesce a conquistarne subito il favore e l’ammirazione. È un artista sicuro del successo del suo operare e delle sue tecniche, ed i suoi lavori riescono ad interpretare perfettamente la volontà d’innovazione controllata del barocco classicheggiante. Per lui l’immagine è ricerca, tensione, rifiuto del mondo, volontà di trascenderlo. La verità è invece ricerca che parte dal basso, dall’intimo dell’animo umano. Opera con materiali poveri ma docili che nobilita con il proprio lavoro ansioso. Gli stessi elementi formali del linguaggio architettonico risultano da lui accuratamente elaborati in una visione unitaria dell’intera opera architettonica, grazie al senso di fluida continuità tra superfici ed elementi decorativi. Propone poi uno spazio dilatato o contratto secondo il nuovo e dinamico vitalismo, in modo da raffigurare il momento dell’equilibrio, in atto tra forze opposte. Le superfici assumono inattese curvature e ondulazioni, in cui si alternano profili concavi e convessi, e si presentano anche plasticamente modellate attraverso gli accentuati contrasti di sporgenze e rientranze. La luce diviene l’elemento fondamentale della sua architettura, perché esalta e gradua, con un forte gioco chiaroscurale, gli effetti di profondità nella vivace modellazione delle superfici, o inonda gli spazi interni vivacizzando la loro complessa articolazione. In fase di progettazione segue il metodo di costruzione geometrica con intenti spesso simbolici ma anche rigoroso senso pratico e logico nella distribuzione degli spazi o della funzione dell’ambiente.


Annibale Carracci e famiglia

A lui si deve la formazione sia della prima scuola privata di pittura dell’età moderna, L “Accademia degli Incamminati”, che l’utilizzo di una tecnica pittorica estremamente colta e raffinata, con un disegno di rara perfezione. L’artista intendeva riformare le estremizzazioni del tardo Manierismo, ricollegandosi sia al gusto classicheggiante dei grandi maestri del Rinascimento che al fantasioso repertorio della mitologia classica. Nelle sue immagini il fatto mitologico è un pretesto per liberare la fantasia, per presentare figure in movimento, presentate senza alcun tipo di rapporto con la storia narrata.

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