VITA
Nikolaus Krebs (latinizzato Nicola Cusano) nacque a Cues, una piccola città nei pressi di Treviri, nel 1401 e studiò presso le università di Heidelberg, Padova e Colonia. Dopo aver preso parte al concilio di Basilea pubblicò il De concordantia catholica con l'intento di esprimere una posizione moderata all'interno del Concilio.
La sua vita all'interno della Chiesa fu assai attiva e propositiva, al punto che il Papa Eugenio IV lo inviò a Costantinopoli quale capo della delegazione per esprimere l'intento della Chiesa cattolica di riunificare le Chiese occidentali con quelle orientali tramite il concilio di Ferrara-Firenze.
Negli anni che vanno dal 1438 al 1449 egli fu legato pontificio in Germania al fine di difendere
PENSIERO
Cusano imposta la sua filosofia partendo dalle tematiche affrontate nella teologia, poiché se
Ma se da un lato Cusano riprende nettamente dall'idea della Scolastica anselmiana (quell'idea secondo cui Dio è quo maius cogitari nequit) dall'altro egli riesamina anche le tematiche della teologia apofatica e mistica, ed è costretto a riconoscere che Dio, in quanto infinito, è assolutamente trascendente e, in quanto assolutamente trascendente, ogni sforzo che l'uomo compia per cercare di raggiungerlo con l'ausilio dell'intelletto è vano.
All'intelletto sembra addirittura paradossale l'impossibilità ad essi congenita di conoscere l'ens perfectissimum, poiché ciò che è infinitamente grande e ciò di cui non si può andare al di là, dovrebbe essere evidente alla mente di tutti. Eppure posta in questi termini è proprio la sua caratteristica fondamentale a renderlo inconcepibile a tutti.
Cusano spiega questo paradosso ricorrendo ad un utilissimo esempio tratto dalla geometria, denominando la faccenda coincidentia oppositorum: prendendo le due figure geometriche maggiormente opposte fra loro, ossia la linea e il cerchio, noi possiamo renderci conto che in nessuna maniera riusciremo a far estendere il cerchio all'infinito se non lo si farà coincidere con la linea, poiché allargare i confini del cerchio significa comunque porre dei limiti alla sua natura in quanto più esso si allarga, più allarga la propria area, L'infinito, tuttavia, non può avere area perché, appunto, è infinito. La ragione non può comprendere ciò, ma Cusano distingue, sulla scia di Platone, la ratio discorsiva dall'intellectus intuitivo. La sola ragione non basta all'uomo per estendere le proprie conoscenze a Dio, ma se non si può conoscere Dio tramite l'intellectus non si potrà nemmeno conoscere il mondo con la ragione poiché Dio è la prima delle Verità in quanto è da Lui che nascono tutte le cose (anche sulla conoscenza razionale del mondo, però, Cusano avrà una tesi personale).
Ma non ci si deve lasciar ingannare da ciò e concludere che il filosofo ritiene l'intellectus il mezzo tramite cui avere una conoscenza positiva di Dio; si dovrà invece comprendere che l'atteggiamento che sempre l'uomo deve tenere al cospetto di Dio è quello della socratica docta ignorantia, ossia di un umile sapere di non sapere.
Per meglio spiegare questo carattere della propria filosofia, Cusano utilizza nuovamente un esempio tratto dalla geometria: un cerchio (che rappresenterebbe il reale) non potrà mai essere uguale al poligono in esso inscritto (che sarebbe la nostra ragione) o, per meglio impostare la metodologia del filosofo tedesco, un poligono inscritto all'interno di un cerchio non potrà mai far collimare perfettamente i suoi lati con la superficie del cerchio, perché, anche dividendoli all'infinito, esso manterrà sempre la sua natura di poligono avente lati mentre l'altro rimarrà sempre tale. Ora, posto che non sarà Dio a perdere l'infinità che gli è peculiare (se la perdesse non sarebbe più Dio), dovrà essere l'uomo a perdere la sua natura umana per incontrare Dio e conoscerlo nella Sua interezza, perché Dio sarà tutto in tutti.
Anche la conoscenza del reale non potrà che essere una conoscenza congetturale, poiché il soggetto che studia i campi del sapere potrà conoscerli alla perfezione (ossia fin nella loro natura intrinseca) soltanto se riuscirà a compenetrarli e a diventare, paradossalmente, gli oggetti di studio stessi.
Un altro motivo che spinge Cusano a ritenere congetturale la conoscenza della natura che l'uomo ha è il fatto che l'Universo, in quanto esplicazione di Dio (ossia il Suo dispiegamento nello spazio, nella molteplicità e nel tempo), è infinito e quindi infinitamente superiore all'uomo, e ciò che è infinito solo in parte potrà essere conosciuto da ciò che è finito.
Il quadro che Cusano ha dell'Universo è assai affascinante, poiché vede nell'Universo l'esplicazione di Dio e, quindi, la presenza di Dio in tutte le cose ma, allo stesso tempo, ritiene che tutte le cose siano in Dio poiché tutte quante hanno origine in Lui in piena coerenza con la teoria della coincidentia oppositorum. Le due infinità, tuttavia, presentano delle nette differenze fra loro perché se l'infinità di Dio ha un carattere prettamente negativo (ossia ad essa viene negato ogni possibile limite) l'infinità dell'Universo è una infinità privativa, in quanto appare indefinita e priva di ogni limitazione.
A fare da corollario a questa visione teologico-cosmologica dell'Universo sussiste una forte critica alla cosmologia aristotelico-tolemaica, la quale oltre a vedere un Universo limitato va contro quelle dottrine che Cusano ricava dalla sua cosmologia (quali, ad esempio, il rifiuto del concetto di Terra immobile al centro dell'Universo, il rifiuto dell'esistenza di corpi celesti fissi e altro). Va comunque precisato che Cusano non intende limitarsi a svalutare il valore della ragione e della conoscenza umana, ma al contrario ritiene che, proprio a causa del suo carattere prettamente congetturale, il sapere umano procederà all'infinito.
OPERE
-- De docta ignorantia
L'opera più importante di Cusano.
Un'altra opera di rilievo del tedesco è De pace fidei, incentrata sulla questione turca e nettamente indirizzata verso un allentamento delle tensioni in favore di una tolleranza reciproca.
Tra le altre sue opere ricordiamo il De non aliud, De conjecturis e altre.
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